23 giugno 2022

Non ce la siamo sentiti di chiedere alle nonne di tenere SG di notte. E così, mentre marito e amici andavano in trasferta a Roma a vedere il concerto di Venditti e De Gregori, regalo di Natale del 2019, prima che la pandemia costringesse a svariati rinvii, sono rimasta a casa con il bimbo (rifiutandomi di portarlo con noi all’Olimpico, proposta da Telefono Azzurro avanzata da Fabio).

Le notti, in effetti, non danno segno di miglioramento. A parte che, se si sgarra una sera, la paghi per due giorni, ma questo dovrebbe essere noto a me, pluripara attempata. Come ad esempio quando siamo stati alla Festa Sarda, dove Santiago si è rifiutato di dormire nonostante scarrozzamenti vari per tutto il parco e ninne nanne reiterate. Rincasati a mezzanotte, poi per due giorni non ha voluto saperne di addormentarsi prima delle 23.00. Ma, trasgressioni culinarie a parte, anche quando il bimbo, come da scheda programmatica, va a letto alle 21.00, si sveglia ancora plurime volte. 

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10 giugno 2022

Santiago fa le prove di gattonamento. O, come dice Pietro, twerka. Si tira sulle manine puntando le ginocchia e comincia a sculettare. Ogni tanto punta anche i piedini e si mette a fare il ponte. Non coordina movimenti appropriati per spostarsi ma, chissà com’è, lo lasci in un posto e lo trovi in un altro. Ormai il suo telino igienico poggiato a terra è un patetico tentativo di preservarlo dal contatto con il suolo. Lo poggi lì, ti giri e lo ritrovi con in bocca le frange del tappeto, oppure a leccare le piastrelle del soggiorno. Lo metti seduto e lo trovi a pancia in giù in oscillante equilibrio sulla pancia, le braccia e le gambe stese e sollevate. Poco dopo, solitamente, rigurgita.

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2 giugno 2022

Andiamo al ristorante con gli zii. All’aperto. Convinta che, come suo solito, Santiago si sarebbe svagato con i profumi primaverili e che avrebbe chiuso gli occhi dopo il biberon della buonanotte, dopo poco mi devo ricredere. Alle 21.00 in punto, scolati suoi 180 ml di latte, il bimbo sembra non avere alcuna intenzione di dormire. Continua invece a cacciare le sue famose urla diaboliche, tanto che a turno dobbiamo tenerlo in braccio anche durante il nostro pasto.

E dagli il ciuccio.

E dagli il biberon di camomilla.

E fagli fare il giretto.

E cambialo, che ha fatto la cacca.

Niente.

“Ahhhh ahhhh ahhh!” tutto il tempo.

Stremata nell’udito e anche piuttosto infastidita a questo punto, l’unica cosa che mi viene in mente è di offrirgli un pezzo di pizza.

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