Buongiorno a voi. Io sono disperata.
Giovedì, proprio il giorno in cui Fabio si è espresso sulle ferie, dicendo che alla fine sarebbe venuto anche lui con me e Leo per fare qualche giorno in Corsica coi miei per poi tornare a casa con Pietro, esco dall’ospedale e non trovo più la macchina.
Rubata.
Quella bella, la Fiat 16, coi seggiolini dentro, peraltro. Dopo il primo momento di shock, e dopo aver appurato che non me l’avessero rimossa, è venuto a prendermi un mio amico e sono andata a fare denuncia dai carabinieri.
L’umore non era pessimo in quanto l’appuntato mi ha simpaticamente detto che la Fiat 16 è una macchina che fa cagare e che nessuno l’ha comprata a parte me e che quindi trova improbabile che l’abbiano smontata per farne pezzi di ricambio. Viceversa mi ha detto che solitamente in questi casi le usano per fare qualche furto e poi le abbandonano.
L’umore è diventato pessimo quando è passato un giorno e le mie speranze si sono nettamente affievolite, ma soprattutto quando ho scoperto che mio marito ha disdetto da quest’anno l’assicurazione contro il furto. Sostiene di avermelo comunicato (cosa vera, mi sembra di ricordare, ma a cose fatte, cioè non è che l’avessimo discusso!) e dice che aveva calcolato che il rischio di furto fosse minimo (auto sempre sotto casa oppure nel parcheggio interno del vecchio ospedale).
Purtroppo nel nuovo ospedale non avevo il diritto a parcheggiare dentro e, arrivando alle 7.30, non ho pensato a metterla nel parcheggio a pagamento perché fuori dalle mura perimetrali ci sono migliaia di posti gratuiti. Non ero in divieto. Non ero infrattata in qualche viuzza. Ero esattamente dove mio marito mi aveva consigliato di parcheggiare.
Temo che mi abbiano puntato e seguita per nove giorni per poi fottermela una volta appurato che la mettevo lì e la riprendevo tutti i giorni alle 17.00. Anche perché (adesso sarò paranoica) un giorno mi sembrava che la portiera posteroire confliggesse con la cerniera e mi sono chiesta come mai (magari avevano già tentato di forzarmela?).
Insomma: da ieri mio marito non mi parla. Dicendo che IO mi sono fatta rubare la SUA macchina. E che era OVVIO che dovessi metterla a pagamento. Che lui mi aveva consigliato di metterla lì, fuori dalla camera mortuaria, solo per i primi giorni (???). E che per colpa del MIO ospedale abbiamo perso più di un anno di stipendio.
Siamo in severa crisi perché due giorni fa abbiamo anche pagato gli infissi nuovi dopo mille ripensamenti (7 mila e rotti euro!), questo mese abbiamo anche un’ingente somma da pagare in tasse e soprattutto l’unica macchina che resta è la mia vecchia Colt del 1998, che oltretutto non potrebbe nemmeno circolare, che ha un vetro rotto (mai riparato perché costa 200 euro, più del valore della macchina, ed è tamponato con un plexiglas e dello scotch) e non si accende un giorno sì e uno no (ultimo episodio due giorni prima del furto, fatta partire con i cavi, con me che dicevo: “Poverina, l’abbiamo tirata finché abbiam potuto, ora è il caso di comprarne una nuova”).
Adesso non so che dire: con l’assicurazione ci avrebbero dato 8000 euro. Senza, 0.
Venerdì sono andata al lavoro con la macchina di mio suocero e già si sono offerti in tanti di prestarmene una, ma Fabio (e anche io, sebbene se non del tutto convinta) non vuole che abbiamo anche la responsabilità di un’altra macchina a carico che, se succede qualcosa (un incidente o me la sfrisano), dobbiamo pure pagare quella.
Lunedì andrò con la Colt, sperando che non mi multino. Fabio andrà al lavoro in bici.
Le ferie credo saltino, considerando che la mamma di Fabio ci ha proposto la sua macchina per andare in Corsica e lui mi ha detto che io non posso più permettermi di parlare di ferie.
Io, che comunque, come quando mi son rotta il piede, sto reagendo meglio di quanto pensassi (forse perché noi donne, crescendo, maturiamo, a differenza di certi uomini), sto cominciando a dare segni di cedimento, soprattutto perché avere accanto una persona che ti carica di colpa e che rende l’ambiente domestico invivibile è estenuante. Anche perché avrei potuto anche recriminare sulla scelta dell’assicurazione (cosa che non ho fatto a differenza di tutti i suoi parenti che gli han dato del “salame”, compreso suo padre che, pare, all’epoca era stato informato e Fabio dice che non avesse fatto una piega sul suo ragionamento rischio/beneficio e che pertanto, non opponendosi, avesse consentito a Fabio di fare la scelta – teniamo molto in considerazione il parere di suo padre per quanto riguarda tutte le faccende economiche).
E invece non solo non l’ho fatto, ma mi devo pure sentire responsabile?
Ragazze, pregate con me… che la ritrovino!